Il Testo del Manifesto di Sanchez e Ratti

25 Aprile 2025 14:27
Ciutat de les Arts i les Ciències, Valencia ph from Flickr by FromTheNorth

Riportiamo qui il testo integrale del manifesto firmato dal Presidente del Governo spagnolo, Pedro Sánchez, e da Carlo Ratti, archisatr, Curatore della 19 Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

IL MANIFESTO 

Madrid, Spagna, 24 aprile 2025

Valencia, in Spagna, rappresenta un esempio recente e drammatico degli impatti del cambiamento climatico. Piogge senza precedenti hanno messo in crisi le difese della città, allagando strade, intrappolando veicoli, sommergendo edifici, sfollando intere comunità e causando la perdita di oltre duecento vite umane. Questo evento non è un caso isolato: Valencia si unisce a un elenco sempre più lungo di luoghi che si confrontano con la realtà della crisi climatica —nessuna comunità è oggi al riparo. Il nostro ambiente costruito deve evolversi in risposta, come sostenuto in questo manifesto, sviluppato nell’ambito della Biennale Architettura 2025 dal titolo “Intelligens. Natural. Artificial. Collective”. L’architettura deve guidare la nostra risposta a un pianeta trasformato.

Carlo Ratti
Curatore della Biennale Architettura 2025

Intelligens: verso una nuova architettura dell’adattamento

L’architettura è da sempre una risposta al clima. Fin dalle “capanne primitive”, la progettazione umana è stata guidata dalle necessità di ripararci per sopravvivere: le nostre creazioni hanno cercato di colmare il divario tra la severità delle condizioni ambientali e quegli spazi sicuri e vivibili di cui abbiamo bisogno.

Questa dinamica raggiunge oggi un livello molto più elevato – in un contesto climatico sempre meno clemente. Le azioni dell’uomo hanno innescato uno sconvolgimento climatico senza precedenti. Nel 2024, la Terra ha registrato le temperature più alte mai rilevate, superando le medie globali stabilite dall’Accordo di Parigi e sfondando la soglia di 1,5°C — un limite che la comunità scientifica considera cruciale per evitare gli impatti più estremi del cambiamento climatico.

Il cambiamento climatico non è più una minaccia lontana: è già tra noi, e sta accelerando. La Spagna, come molte altre nazioni, ne ha già subito le conseguenze: le alluvioni a Valencia, la siccità nelle campagne, le ondate di calore che colpiscono duramente le città del centro e del sud del Paese. Lo stesso schema si ripete ovunque — dal Brasile al Bangladesh, dall’Azerbaigian all’Australia. Il nostro ambiente costruito deve reagire.

Per decenni, l’architettura si è concentrata sulla mitigazione, progettando per ridurre il nostro impatto ambientale. L’adattamento è stato a lungo percepito come una resa o, peggio, come una rinuncia. Ma questo approccio non è più sufficiente. Mitigazione e adattamento devono procedere di pari passo, rafforzandosi a vicenda. È giunto il momento che l’architettura abbracci l’adattamento: ripensando radicalmente il modo in cui progettiamo per un mondo ormai trasformato.

Adattamento significa apprendere dai cambiamenti già in atto — climatici, tecnologici, sociali — e rispondere in modo dinamico, affiancando la lotta contro il cambiamento climatico con l’obiettivo di limitarne gli effetti. Significa progettare città, infrastrutture ed edifici capaci di modificarsi nel tempo, seguendo processi di feedback e in grado di prosperare nell’incertezza. In effetti, l’architettura è stata capace di svolgere questo ruolo per molto tempo.

Gli igloo degli Inuit, le torri del vento dell’Iran, i sistemi di canali della Mesopotamia, gli antichi laghi artificiali dello Sri Lanka: tutti esempi storici di adattamento. Per adattarci all’ambiente abbiamo da sempre fatto affidamento su materiali, forme e conoscenze locali. La sfida di oggi è fare lo stesso, ma in tempi più rapidi e su una scala mai sperimentata prima. La mitigazione rallenta la crisi; l’adattamento ci permette di resisterle. Entrambe le strategie sono essenziali, e nessuna delle due può più attendere.

Nell’età dell’adattamento, l’architettura rappresenta un nodo centrale che deve guidare con ottimismo. Nell’età dell’adattamento, l’architettura deve attingere a tutte le forme di intelligenza: naturale, artificiale, collettiva. Nell’età dell’adattamento, l’architettura deve tendere la mano oltre le generazioni e le discipline, dalle scienze dure alle arti.

Nell’età dell’adattamento, è giunto il momento per l’architettura di sviluppare tutta la sua capacità creativa, di innovare e utilizzare le nuove tecnologie per creare spazi che rispondano alle sfide sociali della disponibilità e dell’abbordabilità delle abitazioni in ambienti climatici in trasformazione.

Nell’età dell’adattamento, l’architettura deve affrontare con determinazione le sue nuove sfide: con intelligenza, empatia, e il coraggio della trasformazione.

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