Dal 7 settembre al 3 novembre 2025 torna a Villa San Michele e nel centro storico di Anacapri il Festival del Paesaggio di Anacapri con una nuova edizione curata da Arianna Rosica e Gianluca Riccio. La nona edizione del Festival rielabora il tema del Viaggio in Italia, riflettendo in particolare sul valore culturale e iconografico delle rovine.
La mostra Travelogue.
Paesaggi con rovine si pone come un viaggio, un Grand Tour contemporaneo, alla scoperta degli echi del passato nella ricerca artistica contemporanea e delle relazioni inedite tra arte e paesaggio. Attraverso le opere e installazioni site-specifiche di Alessio de Girolamo, Katarina Löfström, Masbedo, Angelo Mosca, Luca Pancrazzi e Sislej Xhafaleruin e assumono nuovi significati e forme, allontanandosi dal richiamo a un’estetica del passato, e presentandosi, invece, come tracce vive di un paesaggio storico, artistico, sociale e personale.
Il percorso espositivo
Nel percorso espositivo Alessio de Girolamo (1980) presenta un’installazione sonora che fonde memoria musicale e linguaggio digitale, creando un ponte tra passato e presente attraverso la costruzione di un paesaggio sonoro vivo e intimo che restituisce il respiro di una Capri notturna, personale e astratta. Katarina Löfström (1970) porta nel parco della Villa l’opera Open Source, una grande parete composta da migliaia di paillettes che reagiscono al vento e alla luce. L’opera riflette il paesaggio circostante, producendo un’immagine frastagliata e in continua mutazione: uno schermo vivo, cangiante, su cui si proiettano cielo, mare e tempo.
Reperti
Angelo Mosca (1961)1 con l’installazione Reperti, propone una serie di dipinti che indagano la relazione tra rovina e ritrovamento, tra ciò che e state e ciò che può ancora nascere dall’arte come atto di scavo e di visione.

Masbedo, il duo di registi e filmmaker formate da Nicolo Massazza (1973) e Jacopo Bedogni (1970), presenta al Festival l’opera video Resto. II progetto prende ii nome dalla barca usata per trasportare un grande schermo a prua, sul quale viene proiettata una sonata andante di
Gianandrea Fioroni
La performance si svolge nel Mare di Sicilia, tra le acque di Aci Trezza, luogo evocate da Giovanni Verga nel romanzo La casa de/ melograno. L’opera esplora la relazione tra uomo e paesaggio, mettendo in dialogo memoria storica e attualita, e invita ii pubblico a riflettere sul senso di appartenenza, sul viaggio e sull’impatto ambientale.
Luca Pancrazzi (1961) riflette sulla pratica artistica come processo relazionale e sul valore poetico dello scarto. A Villa San Michele Pancrazzi ha scelto di esporre i suoi paesaggi minuti che fanno appello a una memoria profonda, ad un mito, ad un archetipo poetico. Ouesti reperti quotidiani diventano la base per comporre piccoli paesaggi astratti in terracotta, veri e propri orizzonti segnati dalle sagome di archeologie dell’ordinario.
Paradiso
lnfine, l’installazione di Sislej Xhafa (1970), un arco sormontato dalla scritta al neon “Paradiso” e un semplice tavolino con sedie in plastica, gioca sulla tensione tra immaginario turistico e realtà quotidiana. Con ironia tagliente, l’artista riflette sul desiderio di felicita e sulla sua banalizzazione. Xhafa firma anche due interventi pubblici del Festival allestiti nel centre storico: The Flag Project – Ill edizione, un’azione simbolica sul concetto di identità attraverso l’installazione di bandiere d’artista e Manifesto, un progetto visivo diffuse dedicate alle affissioni pubbliche della città.
Ricercare un’identità nell’antico e nell’attuale, realizzata con ii sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE nell’ambito del programma Per Chi Crea in collaborazione con Villa San Michele, presenta le opere di cinque giovani artiste italiane under 35 – Clarissa Baldassarri, Morena Cannizzaro, Maria Cavinato, Carmela De Falco, Irene Macalli – che, attraverso differenti linguaggi, dalla scultura all’installazione ambientale, dalla fotografia analogica all’uso dell’immagine digitale, inquadrano ii tema delle rovine come presenze attive, come veri e propri oggetti che, a partire dalla loro dimensione archeologica, appaiono in grade di recuperare tradizioni e relazioni, storie e immagini in via di scomparsa.
In un discorso in bilico tra l’antico e l’attuale, i lavori delle cinque giovani artiste negli spazi di Villa San Michele, affrontano uno spettro di temi che vanno dalla fragilita della memoria pubblica e personale, al rapporto tra storia intima e storia collettiva, tra creazione artistica e dimensione sociale; dall’inesorabile frammentarieta di un ordine culturale e storico alla spinta a rintracciare in tale paesaggio punteggiato da rovine l’origine per un nuovo alfabeto visivo.
Carmela De Falco (1994) con le sculture della serie“dentro, fuori” del 20241 affronta la rovina come perdita di una memoria, personale e collettiva, dovuta alla scomparsa di rituali quotidiani della tradizione del sud Italia e al contempo come dispositivo relazionale da riattivare. Le sue sculture – calchi di zerbini domestici realizzati con zucchero e caffe evocano la progressiva dissoluzione del senso comunitario del vivere e dell’abitare.

Le opere di Clarissa Baldassarri (1994) dal titolo“Dove sei?” e “Quando piombo il silenzio” e “il tempo sembro essersi fermato”, riflettono sui concetti di mobilita e immobilita, protezione e fragilità, che le rovine di ieri e di oggi evocano; sculture in polistirolo e blocchi di carta che attraverso la leggerezza del materiale e il contrasto con la solidità dei frammenti rappresentati e con ii tempo incise sulla loro superficie, sollevano nello spettatore dubbi sulla relazione tra passato e presente, e sul rapporto tra oggetto protetto e oggetto da proteggere, tra durata e quotidianità.
Irene Macalli (1999) presenta due opere scultoree-“Identità” (2021) e la scultura “The journey of hope” (2021)-in cui il tema della rovina emerge nella sua dimensione di stratigrafia di memorie, private e sociali, e nel riferimento costante all’universo domestico come luogo ambivalente, in bilico tra sopravvivenza e dissolvenza.
Maria Cavinato (1996) e Morena Cannizzaro (1997), rispettivamente con le serie fotografiche “Aurea interrotta” (2024) e “Nigredo”(2025), inquadrano il tema della rovina come ferita che si apre nel paesaggio, culturale e personale, contemporaneo, riconoscendo proprio nella frattura e nell’usura del tempo che attraversa un ordine storico o naturale, archeologico e oggettuale, lo spazio per configurare nuove strategie poetiche e nuove identità linguistiche.
Nell’ambito della IX edizione del Festival del Paesaggio di Anacapri, in programma dal 7 settembre all’8novembre 2025 prende vita la prima edizione del Premio Jumeirah Capri Palace, un riconoscimento istituito dal prestigioso hotel Jumeirah Capri Palacein collaborazione con il Festival stesso. La cerimonia di consegna si è tenuta il 6 settembre 2025 a Villa San Michele, con l’obiettivo di valorizzare due tra gli artisti coinvolti nei principali progetti espositivi del Festival 2025.
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