Più di 50 mila biglietti emessi. Elogi della critica. Risalto nazionale attraverso emittenti televisive e riviste di settore. Tripudio della stampa internazionale, dal Burlington Magazine al Tagespiegel, dall’Object d’Art, fino all’ampio servizio sulla più importante rivista d’arte giapponese. Un riconoscimento da parte del ministero del Turismo come evento di alto profilo per il richiamo di visitatori, che è valso un contributo di 500 mila euro. Sono questi i risultati della mostra “Io, Canova. Genio europeo” dei Musei Civici di Bassano del Grappa, la cui esposizione (circa 140 opere tra sculture, dipinti, disegni e libri preziosi, alcune delle quali presentate al pubblico per la prima volta), vista la grande attenzione riscossa, è stata prorogata fino al 12 marzo 2023.

Il successo delle grandi imprese è in genere un lavoro di squadra, ma l’esperienza, la passione per la ricerca, la tenacia e la lungimiranza dell’attuale direttrice dei Musei di Bassano, Barbara Guidi, ha certamente fatto la differenza.
Qual’è la sua formazione?
Sono una storica dell’arte. L’arte è sempre stata la mia passione. Ho iniziato studiando al liceo artistico, sezione architettura, ma poi ho scelto un’altra direzione, quella della storia dell’arte. Inizialmente volevo restare all’università ed insegnare, ma durante il dottorato mi sono resa conto che mi piaceva molto lavorare all’interno del museo perché ti dà la possibilità di materializzare quello che tu immagini, e questo è molto congeniale con il mio carattere.
Qual’è la sua corrente artistica preferita?
Resto un’ottocentista come specializzazione. Ma i gusti cambiano con gli anni: mi sono laureata su un pittore tedesco di ambito simbolista, poi ho studiato l’ambito francese dell’800 e primo ‘900, un po’ per casualità della vita; ho dedicato molto studio a Giovanni Boldini che mi ha portato grandi soddisfazioni. Ora mi trovo ad approfondire l’arte antica: la ricerca per l’attuale mostra de “I Bassano” per me è stata una rivelazione. Mi piace cambiare, non rimanere su un ambito specifico.

Come è arrivata a Bassano?
Sono cresciuta a Firenze, ho studiato lì. La vita poi mi ha portato a Ferrara, dove ho lavorato 18 anni nei musei d’arte moderna e a Palazzo dei Diamanti, uno dei luoghi più importanti in Italia per le mostre di livello internazionale, che per me è stato una grande palestra.
Ho deciso di fare il concorso per i Musei Civici di Bassano perché rappresentava un’opportunità per fare un’ulteriore esperienza di maturazione: ho visto che qui a Bassano c’erano davvero tante cose da fare, e a me piacciono le sfide.
Qual è il segreto del successo della mostra “Io, Canova. Genio europeo“?
Mi piacerebbe chiederlo ai visitatori. Sicuramente fare le cose con passione e cercare di dare il massimo nel confronti di chi ti dà fiducia in quello che fai: sapere che chi esce dalla mostra è felice per me è importante al di là dei numeri.

Come si ottiene questa fiducia?
La fiducia si crea non tradendo le aspettative del visitatore. È un rapporto che non è immediato, si costruisce nel tempo, ma non devi ingannarlo o fare false promesse. La mostra poi non è fatta solo di opere che esponi, ma anche di come le illumini, le spieghi, le comunichi, le emozioni che provochi, come lo stupore, il piacere di aver imparato qualcosa di nuovo.
Come si fa ad avvicinare, coinvolgere e soddisfare visitatori di diversa provenienza culturale e diversi gusti?
Prendiamo la mostra in corso “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori” (in esposizione fino al 2 maggio 2023). I Bassano hanno realizzato quadri non di immediata comprensione. Io ho fatto un esercizio su me stessa: come poter guardare quei dipinti in maniera diversa, cercando di andare oltre il mio sguardo da storica dell’arte? La soluzione era coinvolgere una persona diversa da me. Così è nata la collaborazione con l’autrice Melania Mazzucco: Melania mi ha costretta a fare uno sforzo e, scrivendo un racconto che accompagna le opere, ha proposto un’esperienza potenziata, opposta a quella multimediale. La dimensione visiva e narrativa ti fanno apprezzare meglio quello che vedi, narrando ad esempio come era organizzata la bottega, e la mostra diventa un romanzo dove si svelano dettagli e aneddoti fondamentali per la comprensione e l’apprezzamento delle opere.
A differenza dei Bassano, che per apprezzarli si ha bisogno di più tempo e più strumenti, Canova ha una potenza comunicativa visiva enorme, parla a tutti gli animi. Ma anche qui, grazie a questa mostra, il visitatore può scoprire aneddoti e curiosità non solo sul Canova artista, ma anche sul Canova uomo, straordinario. E questo è forse quello che più affascina e avvicina.

Come sceglie gli abbinamenti delle mostre nello stesso Museo Civico?
Accostare tipologie di mostre diverse – una più classica e una più contemporanea – è una scelta e una strategia. Mai una casualità. Molto nasce dall’attenzione per il territorio e il suo patrimonio. Bassano dà la possibilità di fare approcci senza perdere una logica anche quando si va oltre i confini, per mettere in connessione temi e argomenti interessanti per pubblici differenti, creando preziose dialettiche.
Come si conciliano le scelte artistiche con l’attualità?
A volte ci sono obblighi da onorare, ma devi prenderli come un’opportunità e non come un peso. Il Bicentenario della morte di Canova ci ha permesso di costruire un evento che va ben oltre la mostra “Io, Canova. Genio europeo“, basti pensare al coinvolgimento dei trenta massimi esponenti del Canova e delle tre sedi museali di Bassano, Possagno e Vicenza, al restauro del grande patrimonio di gessi in deposito, alla pubblicazione di numerosi testi importanti (a fine febbraio presenteremo anche una guida sentimentale ai luoghi canoviani assieme alla soprintendenza delle province di Padova, Belluno e Treviso), agli atti del convegno internazionale. È il percorso, partito con il restauro di “Ebe”, che ha reso la mostra così attesa.

Qual’è la sua missione come direttrice?
Ho cercato di immaginare da subito dove volevamo arrivare e le tappe da percorrere. Le mostre sono degli step per il rinnovamento degli spazi espositivi. L’obiettivo è il riallestimento di tutte le collezioni: il percorso è già iniziato con il rinnovamento dell’immagine del museo e del sito, l’ammodernamento delle strutture ed il rinnovo di tutti gli impianti luci per rimediare ad un assetto museografico superato. Il riallestimento non è meno importante e impegnativo di una mostra come quella del Canova: la mostra è fugace; l’allestimento invece sai che resterà così per alcuni anni.
Mi piacerebbe poi porre l’attenzione sui Bassano. La mostra a loro dedicata potrebbe essere l’occasione per il rilancio degli studi con istituzioni internazionali che possiedono opere dei Bassano: i Bassano sono dappertutto (a Londra, Parigi, in Italia); Jacopo Bassano ha ancora moltissimo da dire e non ha nulla da invidiare a Tiziano, ha semplicemente scelto di dipingere rimanendo qui, non mettendosi a disposizione dei potenti.
Prossimi progetti dei Musei Civici?
A breve, terminata la mostra del Canova, presenteremo un’altra importante novità che riguarda i fondi del patrimonio, che non posso anticipare.