«In questi interminabili mesi passati di fronte a uno schermo, mi sono chiesta più volte quale fosse la responsabilità dell’Esposizione Internazionale d’Arte in questo momento storico. E la risposta più semplice e sincera che mi sono riuscita a dare è che la Biennale assomiglia a tutto ciò di cui ci siamo dolorosamente privati in questi ultimi due anni: la libertà di incontrarsi con persone da tutto il mondo, la possibilità di viaggiare, la gioia di stare insieme, la pratica della differenza, della traduzione, dell’incomprensione e quella della comunione».

È un’esplosione di emozione sincera, gioia e soddisfazione, dopo due anni di instabilità ed incertezze, quella che esce dal racconto di Cecilia Alemani, curatrice della Biennale d’Arte di Venezia, la cinquantanovesima, presentata a Palazzo Giustinian – il 2 febbraio 2022 – insieme al presidente Roberto Cicutto. Biennale che, dopo essere stata posticipata di un anno (un evento che, sin dal 1895, si era verificato soltanto durante la Prima e la Seconda guerra mondiale), si terrà ai Giardini e all’Arsenale dal 23 aprile al 27 novembre 2022, con pre-apertura dal 20 al 22 aprile. «Ma non sarà una mostra sulla pandemia, – specifica Alemani – benché registri inevitabilmente le convulsioni dei nostri tempi. In questi momenti, come insegna la storia della Biennale di Venezia, l’arte e gli artisti ci aiutano a immaginare nuove forme di coesistenza e nuove, infinite possibilità di trasformazione».

La mostra nasce, quindi, dalle numerose conversazioni intercorse tra la curatrice e molte artiste e artisti in questi ultimi mesi. Conversazioni il più delle volte filtrate dalla freddezza dello schermo del computer. «Ma ciò paradossalmente in certi casi è servito – svela Cecilia – a far uscire anche qualche rivelazione più intima. Da questi dialoghi sono emerse con insistenza molte domande che evocano non solo questo preciso momento storico in cui la sopravvivenza stessa dell’umanità è minacciata, ma riassumono anche molte altre questioni che hanno dominato le scienze, le arti e i miti del nostro tempo. Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale, l’animale, l’umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi?».

«Questi – continua la curatrice – sono alcuni degli interrogativi che fanno da guida a questa edizione della Biennale Arte, la cui ricerca si concentra in particolare attorno a tre aree tematiche: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra. Il titolo della Mostra, “Il latte dei sogni”, prende il nome dal libro di favole di Leonora Carrington (1917-2011), in cui l’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé».

L’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, includendo 213 artiste e artisti provenienti da 58 nazioni. Sono 26 le artiste e gli artisti italiani, 180 le prime partecipazioni nella Mostra Internazionale, 1433 le opere e gli oggetti esposti, 80 le nuove produzioni. Molte opere sono nuove produzioni appositamente create per questa edizione: un segno importante che testimonia la grande attenzione di Cecilia per le nuove generazioni. Non a caso la curatrice ha anche accettato di studiare e realizzare il primo College Arte nella storia della Biennale, che si affianca a quelli di Cinema, Danza, Teatro e Musica.
«Distribuite lungo il percorso espositivo al Padiglione Centrale e alle Corderie – descrive Alemani – cinque piccole mostre tematiche a carattere storico costituiscono una serie di costellazioni nelle quali opere d’arte, oggetti trovati, manufatti e documenti sono raccolti per affrontare alcuni dei temi fondamentali della mostra. Concepite come delle capsule del tempo, queste micro-mostre forniscono strumenti di approfondimento e introspezione, intessendo rimandi e corrispondenze tra opere storiche (con importanti prestiti museali e inclusioni inusuali) e le esperienze di artiste e artisti contemporanei esposti negli spazi limitrofi. Le capsule tematiche arricchiscono la Biennale con un approccio trans-storico e trasversale che traccia somiglianze ed eredità tra metodologie e pratiche artistiche simili, anche a distanza di generazioni».

«I compagni di viaggio (le artiste e gli artisti) che si aggregano alla curatrice – conferma il presidente della Biennale Cicutto – provengono da mondi molto diversi fra loro. Cecilia ci dice che c’è una maggioranza di artiste donne e soggetti non binari, una scelta che condivido perché riflette la ricchezza della forza creativa dei nostri giorni». Un altro aspetto che Cicutto ha voluto sottolineare con forza è l’avviamento nel 2021 di un percorso di rivisitazione di tutte le attività della Biennale secondo principi di sostenibilità ambientale. Per il 2022 l’obiettivo è quello di estendere il raggiungimento della certificazione della “neutralità carbonica”, ottenuto nel 2021 per la 78. Mostra del Cinema, a tutte le attività programmate dalla Biennale.
(Foto ritratti e Biennale di Andrea Avezzù)